Mediatori senza accordo

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Una partita a due: da una parte gli avvocati, che però al loro interno sono divisi tra falchi e colombe, e dall'altra tutti gli altri mediatori. In mezzo, il ministero della Giustizia. Si presenta così la sfida della mediazione che mercoledì, all'auditorium di Roma, proverà a trovare il punto di sintesi tra i legali che chiedono una repentina retromarcia sulla riforma partita a marzo — e sulla quale pende un ricorso alla Corte costituzionale promosso, neanche a dirlo, dagli avvocati — e gli altri professionisti che invece vogliono andare avanti. In verità, gli schieramenti non sono così netti. Perché tra le fila degli avvocati — oltre a chi di mediazione proprio non ne vuole sentire parlare (l'Organismo unitario) e chi invece spinge per ridimensionare l'obbligatorietà dell'istituto e introdurre il vincolo dell'assistenza legale (il Consiglio nazionale forense) — c'è chi è schierato con la riforma e, dunque, con le altre categorie di mediatori abilitati. Della presenza nell'avvocatura di diverse anime se n'è avuto riprova nell'assemblea autoconvocata che gli organismi pro-riforma hanno tenuto lo scorso mercoledì a Roma. La prima in cui i mediatori hanno potuto guardarsi in faccia e cominciare a contarsi, accorgendosi che diversi avvocati sono con loro. D'altra parte, c'è chi nella nuova avventura ha investito tempo e denaro, confidando che la riforma — già oggetto di una partenza a singhiozzo, che ha visto il 21 marzo debuttare una parte della mediazione, mentre il grosso del contenzioso (quello sulle cause condominiali e stradali) è stato rinviato a marzo 2012 — non subisse ulteriori modifiche. Per esempio, sono quasi 10mila i professionisti iscritti agli albi che si sono formati come conciliatori e che adesso guardano con molto sospetto al tavolo tra ministero della Giustizia e avvocatura da cui sono uscite le proposte di modifica della riforma.