- Introduzione
In questo articolo, approfondiremo alcune delle tecniche più utilizzate dai mediatori, con un focus su quelle che - applicate nel contesto legale - offrono risultati efficaci.
2 - L'Ascolto Attivo: pilastro della mediazione
L’ascolto attivo è il primo e forse il più importante strumento a disposizione di un mediatore. Essere in grado di ascoltare (percepire) con attenzione, senza giudicare e senza interrompere, permette al mediatore di raccogliere informazioni cruciali sulle posizioni e sulle emozioni delle parti. Il mediatore deve essere in grado di identificare le aree di conflitto e le dinamiche emotive che influenzano le posizioni delle parti, non solo espresse attraverso il linguaggio,ma anche percependo i segnali non verbali e paraverbali, quali il linguaggio del corpo, il tono della voce e le pause, che possono rivelare sfumature emotive non esplicitamente dichiarate.
Un ascolto efficace aiuta a ridurre le incomprensioni e a creare un clima di fiducia, che è fondamentale per proseguire il processo di mediazione in modo produttivo.
Tecnica applicativa: il mediatore gestisce l’ascolto in modo critico, riformulando le dichiarazioni delle parti per confermare la comprensione e permettere un approfondimento. L’utilizzo di tecniche come la "parafrasi" o il "mirroring" consente di ricondurre il focus sui punti cruciali del tema oggetto di mediazione. Questo processo di "riformulazione" favorisce la chiarificazione delle posizioni e contribuisce a ridurre le distorsioni comunicative.
3. Le Domande Mirate: strumenti di analisi critica
Le domande mirate, o domande strategiche, rappresentano un potente strumento per esplorare le motivazioni sottostanti le posizioni delle parti e per orientare la discussione verso soluzioni pragmatiche. La capacità del mediatore di formulare domande aperte (ad esempio: "Come vedresti una possibile soluzione che tenga conto anche delle esigenze dell’altra parte?") stimola la riflessione e riduce il rischio di conflitti verbali, favorendo il coinvolgimento attivo delle parti nel processo di negoziazione (e decisione poi). Queste domande non sono semplici richieste di informazioni, ma strumenti per stimolare la riflessione. Un buon mediatore pone domande che non solo chiariscono le posizioni, ma che spingono le parti a considerare le implicazioni delle proprie richieste.
Tecnica applicativa: il mediatore può porre domande di tipo "esplorativo" (es. “Cosa sarebbe accettabile per te?”) per spingere le parti a considerare soluzioni creative, oppure domande "di realtà" (es. “Quali sono le probabilità che tu ottenga questo risultato in un procedimento giuridico?”) per stimolare la consapevolezza dei limiti legali e fattuali.
4 - La Riformulazione: strumento di decodifica e ristrutturazione
La riformulazione è una tecnica che consente al mediatore di restituire alle parti, con altre parole, il contenuto dei loro interventi, mantenendo intatti il significato e i valori espressi. Questo strumento è cruciale per dimostrare di aver compreso pienamente la posizione dell'altra parte, ma anche per ridurre l’auto-esclusione delle parti da soluzioni condivise, aiutarle a vedere sé stesse in modo più oggettivo e distaccato, così favorendo il cambiamento di prospettiva.
Tecnica applicativa: il mediatore utilizza la riformulazione per verificare la comprensione dei punti cruciali della discussione. Un esempio pratico potrebbe essere: "Se ho compreso correttamente, il tema principale per te è ...". Questo approccio non solo conferma l’ascolto, ma permette anche di far emergere aspetti che la parte stessa poteva non aver considerato.
5 - Il Reality Test: valutazione della fattibilità e realismoIl "reality test" è una tecnica che mira a verificare la sostenibilità delle proposte delle parti, che consiste nell’incoraggiare le parti a riflettere sulla realizzabilità delle proprie richieste, alla luce delle circostanze concrete e delle probabilità di successo in un eventuale processo. Aiuta le parti a confrontarsi con le reali possibilità di ottenere ciò che chiedono, riducendo le aspettative irrealistiche in un contesto legale.
Tecnica applicativa: il mediatore deve analizzare insieme alle parti – ed ai legali delle stesse – anche utilizzando sessioni separate - le probabilità di ottenere il risultato desiderato in un eventuale contenzioso legale, facendo riferimento alla giurisprudenza pertinente e alle probabilità di successo. Il mediatore può chiedere, ad esempio: "Se questa questione dovesse andare in tribunale, quale potrebbe essere la decisione del giudice (coinvolgendo gli avvocati)?" o "Quali sono gli aspetti che potrebbero mettere a rischio la tua posizione?". Questo genere di domande aiuta a orientare la discussione verso soluzioni realistiche.
6 - Il Ciclo del Consenso: incremento graduale delle soluzioni
Il ciclo del consenso è un metodo che punta a raggiungere prima un accordo su questioni minori, per creare un terreno comune e favorire progressi successivi verso le problematiche più complesse (c.d. approccio graduale). Questo strumento aiuta a costruire un clima di cooperazione, utile affinché le parti inizino a vedere il procedimento come costruttivo e non come un continuo scontro: ogni piccolo “si” ottenuto contribuisce a rafforzare il desiderio di trovare una soluzione definitiva.
Tecnica applicativa: il mediatore deve strutturare la mediazione in modo da procedere passo passo, affrontando prima le questioni meno controverse, in modo che le parti possano raggiungere una “visione comune” sulle stesse, per poi passare gradualmente ai temi centrali del conflitto. L'obiettivo è fare in modo che ogni piccolo accordo faciliti il successivo, riducendo le resistenze.
7. La Separazione delle Parti: distensione e spazio di riflessioneIn alcuni casi, quando il conflitto è particolarmente acceso, può essere utile separare fisicamente le parti, facendole discutere in stanze diverse. Questa tecnica, chiamata "shuttle diplomacy", permette al mediatore di esplorare le posizioni delle due parti separatamente e trovare soluzioni che potrebbero non emergere in un confronto diretto. Questo approccio consente al mediatore di ridurre il rischio di escalation del conflitto, lavorare con ciascuna parte individualmente, esplorando in modo più oggettivo le richieste, senza l’influenza diretta della retorica dei partecipanti e delle emozioni ad essa correlate.
Tecnica applicativa: il mediatore, attraverso un lavoro individuale con ciascuna parte, può suggerire soluzioni alternative e offrire feedback sulle posizioni degli altri, promuovendo il progressivo avvicinamento verso una risoluzione condivisa, con la garanzia della riservatezza.
8. Il Rinforzo Positivo: stimolo alla collaborazioneIl rinforzo positivo è una tecnica che ha lo scopo di premiare il comportamento collaborativo e di incoraggiare la partecipazione attiva al processo di mediazione. Il riconoscimento delle piccole concessioni e dei progressi favorisce l’adozione di un comportamento costruttivo da parte delle parti coinvolte. Fornire feedback positivi durante il processo di mediazione aiuta a mantenere alta la motivazione e a consolidare le soluzioni raggiunte
Tecnica applicativa: Il mediatore può utilizzare frasi di riconoscimento, come "Apprezzo molto che tu abbia considerato questa soluzione, è un passo significativo verso la soluzione". Il rinforzo positivo contribuisce a mantenere alta la motivazione delle parti e a consolidare il processo di negoziazione.
9 - Conclusioni
Le tecniche di mediazione rappresentano uno strumento fondamentale nel panorama giuridico contemporaneo, poiché permettono di gestire i conflitti in modo efficace, evitando il ricorso ai Tribunali e riducendo i tempi e i costi (anche umani) connessi. La loro efficacia, tuttavia, dipende dalla capacità di gestione della dinamica del conflitto, di stimolare una comunicazione autentica e di favorire un ambiente in cui le parti possano confrontarsi senza pregiudizi. Ogni tecnica, dall’ascolto attivo alla separazione delle parti, ha un proprio ruolo specifico e deve essere scelta e combinata con le altre in base alla specificità della situazione concreta ed all’esperienza del mediatore. Esse vanno applicate con competenza e lungimiranza.
Come mediatore, ritengo che una delle sfide più grandi sia mantenere la neutralità, pur cercando di stimolare le parti verso la comprensione reciproca. L’esperienza mi ha insegnato che l’applicazione di queste tecniche non deve essere meccanica, ma deve adattarsi alle dinamiche emotive di ciascuna mediazione. La vera efficacia risiede nel saper leggere il contesto, nelle intuizioni che si sviluppano durante il percorso e nell’empatia che si riesce a creare. La mediazione non è solo una risoluzione alternativa delle controversie (ADR), ma un’arte che facilita la costruzione di un ponte tra le parti e promuove un cambiamento concreto nelle modalità di comunicazione tra le stesse. L'applicazione consapevole delle tecniche di mediazione non solo riduce il rischio di escalation conflittuale, ma contribuisce alla creazione di una cultura della risoluzione pacifica dei conflitti, che dovrebbe essere sempre più incoraggiata nella nostra società, prima ancora che nel nostro sistema giuridico.